Il libro, pur essendo leggermente diverso dal film, non ha deluso le aspettative, la firma di Quentin Tarantino per me è una garanzia. Tarantino però fa il regista, non lo scrittore e si vede. Il romanzo è entusiasmante e scorre con ritmo e fantasia, tranne quando si perde nella maniacalità del racconto di trame e personaggi di film e serie vere o inventate, aneddoti riguardanti attori e registi veri o inventati, storie di Hollywood vere o inventate. E’ una dichiarazione d’amore verso il cinema e Tarantino, oltre a infarcire le pagine con la sua smisurata conoscenza dell’argomento, altera i fatti, li mischia, li rielabora e ci gioca nella convinzione, condivisibile, che la settima arte possa salvarci dalla realtà e mostrarci una storia diversa, migliore. Nel film tanti spunti e dettagli vengono solo accennati e non approfonditi. Il romanzo invece non lascia scampo, spiega tutto e troppo: perde il potere visivo e prende quello della parola, approfondendo ciò che nel film non sempre risulta chiaro. Ma si tratta di contorni, la trama vera e propria, ammesso che esista, è identica. Associare i volti dei protagonisti a Leonardo DiCaprio e Brad Pitt, ricordando le scene del film, le battute e i luoghi, rende la lettura più piacevole anche se il “montaggio” qui è ben diverso e l’episodio del fallito assassinio di Sharon Tate (purtroppo solo nella finzione) viene menzionato in due righe e Charles Manson e i suoi seguaci non vengono ridicolizzati abbastanza. La storia purtroppo è altra cosa, il cinema no e Tarantino lo dimostra magnificamente.
Quentin Tarantino – C’era una volta a Hollywood
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