Non ho smesso di pensarti,
vorrei tanto dirtelo.
Vorrei scriverti che mi piacerebbe tornare,
che mi manchi
e che ti penso.
Ma non ti cerco.
Non ti scrivo neppure ciao.
Non so come stai.
E mi manca saperlo.
Hai progetti?
Hai sorriso oggi?
Cos’hai sognato?
Esci?
Dove vai?
Hai dei sogni?
Hai mangiato?
Mi piacerebbe riuscire a cercarti.
Ma non ne ho la forza.
E neanche tu ne hai.
Ed allora restiamo ad aspettarci invano.
E pensiamoci.
E ricordami.
E ricordati che ti penso,
che non lo sai ma ti vivo ogni giorno,
che scrivo di te.
E ricordati che cercare e pensare son due cose diverse.
Ed io ti penso
ma non ti cerco.
Un amico ieri, davanti ad una birra, mi parla di una poesia di Bukowski. “Leggila”, dice. “E’ quello che è successo a me ed è quello che devi fare tu”.
Stamattina, un’amica mi manda la stessa poesia. “Mi ha fatto pensare a te”, scrive.
Le coincidenze forse non esistono.
Seguo una strada e ogni giorno sempre più gente mi accompagna. Ma, almeno in questo primo tratto di cui ignoro la destinazione, sulle mie gambe non ce la faccio né voglio essere preso in braccio. Mi serve un mezzo, me lo posso costruire, pezzo per pezzo. Devo. E poi farmi portare lì, dove sarò felice, ovunque sia quel luogo. Purché fuori dall’angolino.
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