Puoi anche essere un discreto scrittore con due o tre libri nel curriculum, pure otto o dieci e qualcuno per giunta premiato così da permettersi di indossare la fascetta sulla copertina per attirare i curiosi che, come me, ti hanno sentito nominare e non ti hanno mai letto. E che però non comprano i tuoi libri perché 15-20 sono troppi per rischiare un incontro al buio, visto che non sei così conosciuto, recensito e ammirato. Ma poi, chissà perché, uno di quei volumi, quello premiato, emerge dal mucchio in una bancarella e costa 1 euro dopo nemmeno due anni dalla sua pubblicazione. Allora mi ricordo di te e, che culo, a 1 euro lo compro subito il tuo libro, me lo porto a casa, lo poggio sul comodino accanto al letto, sotto il raggio di azione della luce del lume. Nei giorni seguenti finisco il romanzo che avevo iniziato e finalmente, con la curiosità tipica di chi scopre un autore, inizio a dedicarmi a questa nuova avventura. La sera, disteso, prima di dormire. Il titolo promette bene, il prezzo mi ha aiutato, il tuo nome mi resterà impresso. La prefazione è interessante, l’incipit pure, sono stanco, però voglio andare avanti finché non mi si chiuderanno gli occhi e quindi faccio mie poche pagine in attesa che la trama prenda la sua piega. So che non resisterò a lungo, il sonno è prepotente e già alla fine del primo, brevissimo capitolo sono costretto a rileggere due volte i periodi perché ho smesso di memorizzarli. Sto per mollare. Al prossimo punto mi fermerò. C’è un dialogo, bene, queste poche righe possono scorrere veloci. Arrivo alle ultime due, la protagonista chiede alla sua vicina, testualmente: “qual’è l’ultima cosa che…?”. Rileggo. “Qual’è l’ultima…”. Qual’è?! Ha detto davvero “qual’è”, con l’apostrofo?! Cioè tu, scrittore, che non sei Pirandello, le hai fatto dire “qual’è” e me lo schiaffi lì all’improvviso facendomi crollare tutte le speranze di leggere un buon libro? Potrà essere bello, non buono e la differenza non è sottile. No. Non mi sento di concederti una chance. Quell’apostrofo non è casuale e, se anche lo fosse, peggio mi sentirei. Non è nemmeno il bacio tra le parole “t’amo”, è un cazzo di “qual’è”. E tu non sei nemmeno Saviano che mi pare una volta avesse ostentato il proprio diritto a scriverlo e continuare a farlo. Non leggo nemmeno la risposta della vicina alla protagonista. La domanda resta in sospeso, come il mio sonno che fortunatamente vincerà presto, come Trump che sfortunatamente, ma nemmeno tanto, vincerà anche lui. Chiudo il libro e buonanotte. Ancora oggi, dopo una settimana, è sul comodino a fare la polvere.
Qual è

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mi piacerebbe sapere quale libro siaaaa
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Ho già dimenticato il titolo…
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E mica puoi lasciarmi così eh! “Qual’è” ‘sto libro di cui parli così non lo compro? 😊
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QUAL E’ non importa, tanto non lo troverai mai…
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Mi hai fatto morire! 🙂
Sono assolutamente d’accordo con te, io avrei fatto lo stesso. Anzi, a me sarebbe pure passato il sonno.
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Ecco! Certe cose non possono passare inosservate…
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Direi più che certe cose ti fanno cadere gli occhi sul libro 😉
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Ti fanno cadere le braccia anche. Ti smontano. Ecco il perché della foto con libri e manichino a pezzi…
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Stai parlando con una che ha letto Moccia, Melissa P. e compagnia bella solo perché per criticare una cosa devo prima conoscerla. Però tranquillo, è passato del tempo e mi sono rimontata i pezzi.
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Sì, però è una macchia che resta sul tuo curriculum e non so se riuscirò a superare lo shock di questa notizia…
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Se è per questo ho anche visto tanta merda al cinema. È che ho questa fissa di non giudicare prima di aver visto, anche se il sospetto che faccia schifo ce l’ho e molto forte.
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Ma ci sono anche bei film e bei libri, giudica quelli, no? Se hai sospetti, un motivo ci sarà.
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Eh ma per come sono fatta io, poi non posso parlarne male! Vuoi mettere invece l’onestà intellettuale di definire Melissa P. “una frustrata con un vocabolario ristretto”, con cognizione di causa?!?
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Non era meglio ignorarla prima? Io l’ho fatto e adesso posso usare la tua definizione per lei, mi fido di te…
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E se non fossi affidabile?
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Finché critichi negativamente va bene…
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Anch’io lo vorrei sapere 🙂 però (severissimo) Topper concediamogli il beneficio del dubbio… magari è stato un errore di stampa…o no? 🙂
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Severo ma giusto. Non credo all’errore di stampa ma all’errore dell’autore prima e dell’editor poi.
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Direi che non può che averlo fatto apposta, oppure ha pure un pessimo editor… tuttavia, una seconda opportunità non si nega a nessuno. Dai
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Beh, è rimasto sul comodino, non è finito nella libreria o nel cestino. Il mio cuore tenero potrebbe avere la meglio. Comunque, lo ha fatto apposta nel senso che ignora come scrive e lo ha scritto apposta così. Peggio ancora se l’editor non lo ha corretto.
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Eh!
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Mah…solo per quello? Uhmmmmmm
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E’ un apostrofo minaccioso che resta impresso come un taglio sulla pelle. E non che io sia Dante, però queste cose le noto in un libro.
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Npn ho capito “qual’e’ ” il problema?😂😂😂
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Ora metto “qual’è” tra i termini in spam, così non lo leggo più…
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😂😂😂😂😂😂
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Ma l’editore? Qual’è? 😂
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Questo cinismo mi ucciderà!
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Ma la colpa non è mica un po’ del correttore di bozze???
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Peggio ancora, vuol dire che hanno sbagliato sia l’autore sia l’editor…
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Ah ah.. anni che furono andavo al cineforum parrocchiale… avevo la sensazione che proiettassero le pellicole con refusi per risparmiare… sarà così l’edizione economica… pagata poco perché contiene errori
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Questa non era un’edizione economica, era su un bancarella di libri usati, per questo costava poco. Ma quali sarebbero i refusi di una pellicola?
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Che si vede la giraffa dall’alto, ad esempio
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Ho capito, ah ah. Succede anche nei migliori film…
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Quelli son gli editor, non lo scrittore… comunque 😛
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L’editor corregge, quindi hanno sbagliato in due…
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Sono più che d’accordo con te, mai e poi mai sopporterei errori così banali stampati su un libro.
Che si presume sia stato letto e riletto centinaia di volte prima di averlo dato alle stampe, con tanto di correttori di bozze, editor e così via.
Ti dirò di più.
Se mi imbatto in errori così scolastici, evito anche di leggere i post di amici blogger, perché mi viene l’orticaria.
Poi, per carità, l’errore tra blogger è sempre in agguato, spesso si scrive di fretta. Una “a” che diventa una “o” non lo considero un errore, ma solo un effetto della fretta.
Ma se mi scrivi “un’albero” l’apostrofo lo hai messo tu, ed io mi blocco.
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Errori di questo tipo su blog, chat, articoli, commenti, li noto ma non mi infastidiscono perché il contesto è ben diverso e, come dici, la fretta, il T9 o anche la pura ignoranza fanno la loro parte. Soprattutto perché io stesso non sono un letterato e tanti errori, per fretta o ignoranza, li commetto. Per un libro o l’articolo di un giornale è diverso perché io lì, tra le altre cose, apprendo. Non sto leggendo solo per piacere, sto leggendo e sto imparando, memorizzando, arricchendo il mio vocabolario, il mio modo di scrivere. E un errore del genere mi smonta.
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la condanna senza appello si annida nei meandri della mente.
può essere un apostrofo o un errore geografico o una sintassi involuta, ma credo che ognuno di noi abbia in testa una circonvoluzione della severità che da lettore ci fa chiudere il libro con un infasitidito clack simile alla molla della trappola che scatta inesorabile sull’ignaro scrittore.
mi hai divertito 🙂
ml
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Il punto è che, come ho scritto in altri commenti, non sono Dante né un editor né uno scrittore, per cui qualche errore lo faccio sicuramente anche io senza rendermene conto. Ma gli errori che non farei mai, che sono banali visto che io non ci incapperei, pretendo non li facciano gli scrittori di cui leggo i libri e dai quali dovrei imparare…
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A volte la colpa è del correttore di bozze….
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Il correttore corregge, non può sbagliare queste cose…
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Non per essere fuori dal coro, e cantarmela, ma il vero problema non risiede nell’apostrofo, è nella domanda, così banale, quasi ridicola. Vuoi mettere che “qual(‘) è l’ultima cosa che…?” sia una domanda sensata? Tra donne, tra vicine. Maddai!
Vedi il lato positivo, il libro è costato 1 euro, e la carta è perfetta per accendere il camino 😀
CiaoSid
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OK, qui a dire il vero non sono sicuro della domanda: iniziava con “qual’è” e c’era “ultima”… potrebbe essere ultima cosa, ultima volta, non ricordo e non ho intenzione di andare a verificare! Ma non era una domanda stupida. Era in atto un confronto tra due vicine di case diverse in tutto che si incontrano e iniziano a parlare per la prima volta.
Io però non ce l’ho il camino…
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Allora, usala per il fuoco su cui arrostire le luganeghe, in montagna, all’aria aperta, in compagnia di vino e pane casareccio 😀
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Le luganeghe sarebbero quelle che io chiamo salsicce, giusto?
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Le luganeghe sono le salciccette lunghe e strette 😀
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Buone!
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Ennò, non te la cavi così. Voglio sapere il titolo del libro, daiiiiiiiiiiiiii!
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Non posso dirlo ma c’è un motivo ben preciso per cui non posso e non posso dire nemmeno quello!
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