Quando, al sesto o settimo bicchiere di vino e non ricordo cosa, mi sono appollaiato sul cuscino poggiando la schiena al muro, non sapevo ancora che quelle due chiacchiere su viaggi e avventure mi avrebbero portato l’Asia. E’ stato come percorrere un tratto di strada cogliendo segnali, lasciando tracce, cercando informazioni, sputando per terra. Un insieme di circostanze che non può essere casuale, semplicemente perché il caso non esiste.
Qualche ora prima avevo mandato un messaggio alla mia ex coinquilina di Osaka che, poco dopo, mi aveva risposto invitandomi per l’ennesima volta nel suo paese in primavera, per la fioritura dei ciliegi. Intorno al quinto bicchiere avevo scambiato qualche parola con un ragazzo ucraino e la fidanzata brindando all’evento in corso nel loro paese. E poi quella ragazza con gli occhi a mandorla a cui avrò chiesto il nome dieci volte senza mai riuscire a capirlo, un misto di ci, acca e kappa che insieme formavano una parola impronunciabile: anche lei mi stava virtualmente invitando da qualche parte. Quei discorsi sulla Siberia e le sue temperature che dicono sfiorino i cinquanta gradi sotto zero. Quel piatto orientale, vegetale, formato più da spezie che sostanza. Il sottofondo musicale indiano. Non era una serata a tema, era semplicemente un kitchen party. Era l’ultimo giorno dell’anno.
C’eravamo noi, organizzatori e padroni di casa. C’erano loro, amici e amici di amici, turisti di passaggio e gente capitata lì per caso. C’era Asia in carne e ossa: alta, bionda, carnagione chiara, voce suadente, voglia di divertirsi. Vent’anni, troppo pochi per far tappa dalle sue parti ma abbastanza per imparare la lingua. Se solo ci avessi provato. Merito del vino rosso che, invece di farmi perdere la ragione, me l’ha fatta ritrovare. Così, in un melting pot di età, culture, provenienze, passaporti e ideologie ho continuato a camminare lungo la via asiatica. Soprattutto ho trovato finalmente un motivo per usare l’espressione melting pot all’interno di un post: erano anni che volevo farlo. Ciò che invece avevo il desiderio di fare, ma non ancora l’intenzione, era capire perché quella serata stava prendendo una piega orientale. A distanza di due mesi ho realizzato. Senza aspettare il nuovo papa, ho prenotato un volo, ho fatto il biglietto, ho rispolverato la Lonely Planet e il mese prossimo me ne andrò in Giappone. In primavera, per la fioritura dei ciliegi.
C’eravamo noi, organizzatori e padroni di casa. C’erano loro, amici e amici di amici, turisti di passaggio e gente capitata lì per caso. C’era Asia in carne e ossa: alta, bionda, carnagione chiara, voce suadente, voglia di divertirsi. Vent’anni, troppo pochi per far tappa dalle sue parti ma abbastanza per imparare la lingua. Se solo ci avessi provato. Merito del vino rosso che, invece di farmi perdere la ragione, me l’ha fatta ritrovare. Così, in un melting pot di età, culture, provenienze, passaporti e ideologie ho continuato a camminare lungo la via asiatica. Soprattutto ho trovato finalmente un motivo per usare l’espressione melting pot all’interno di un post: erano anni che volevo farlo. Ciò che invece avevo il desiderio di fare, ma non ancora l’intenzione, era capire perché quella serata stava prendendo una piega orientale. A distanza di due mesi ho realizzato. Senza aspettare il nuovo papa, ho prenotato un volo, ho fatto il biglietto, ho rispolverato la Lonely Planet e il mese prossimo me ne andrò in Giappone. In primavera, per la fioritura dei ciliegi.
Io sto già volando verso questo posto da una settimana. Mi ci vorrà un anno circa, poi scenderò e metterò i piedi a terra finalmente, proprio sotto uno di quei ciliegi.
Quanta felicità provo…
Buon viaggio e scatta milioni di foto.
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Ho già fatto milioni di foto la prima volta che ci sono andato. Sarà un ritorno. E un altro milione di foto.
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Ho sempre sognato di vedere la fioritura dei ciliegi in Giappone… @&€ü#%¥ -_-‘
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dovremmo prendere esempio da lui ( e sto rabbrividendo nel dirlo XD ), fare un biglietto e andare. andiamo?
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Sì, brave, andate. A cagare. Portatevi la carta iguienica, mi raccomando. E’ difficile pulirsi il culo coi biglietti.
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Infatti, sembra una bestemmia. Andiamo insieme, chiederò alla mia amica di ospitarci tutti!
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Deve essere uno spettacolo incredibile…
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Mi compri la maschera dell’Uomo Tigre?
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Ti compro proprio l’Uomo Tigre.
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Ma vivo?
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Dipende da come finirà l’incontro.
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Ecco io adesso non so se devo fare il tifo per te o devo fare il tifo per lui.
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Si chiama “libertà “?
Buon viaggio Top
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Si chiama “libertà”. Anche “vivere”, forse.
Grazie.
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Vivere, certo. Esiste anche questa parola.
Grazie a te. Per avermela ricordata.
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Non è solo una parola…
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Davvero? Tanta invidia, è uno dei miei sogni.
Sono anni che dico che almeno vorrei tatuarmi un ramo coi fiori di ciliegio su un fianco e non riesco a fare manco quello.
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I ciliegi, comunque, fioriscono pure in Romagna, eh.
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Potresti farti tatuare direttamente le ciliegie.
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Rockabilly girl style! 😉
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un mio antico coinqulino, che tra l’altro l’altro giorno era proprio dietro il nuovo papa, ma questa è un’altra storia, invitò per un periodo a casa due ragazze nippo-cino- coreane (non mi è ancora ben chiaro di dove fossero)
Una si chiamava Masuki.
Ok se sei del sud fa tanto ridere.
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Fa tanto ridere pure i giapponesi!
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Invidia. 🙂
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E’ solo una gita fuori porta…
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