– Infatti mi chiedo proprio questo: può anche diventare dirigente ma, senza una vita, che senso ha? Meno male che il governo non ci farà andare mai in pensione! Le immagini queste persone senza il lavoro? Cosa farebbero?
– Beh, basta guardare cosa fanno adesso, fuori dall’ufficio. Chi sono? Cosa fanno? Chi frequentano? Escono tra di loro, sono sempre connessi con l’azienda, parlano di lavoro, famiglia e amici prossimi allo zero, vacanze ad agosto, un abito per ogni occasione, lamentele perenni per lo stress, sui soldi che non bastano mai e sul poco tempo libero, critiche continue ai colleghi, organigramma aziendale stampato in mente…
– Tu così non farai mai carriera. Che te ne fai di una famiglia, dei bimbi, del cagnolino, dei viaggi, delle tue passioni, se non sei almeno un quadro e non guadagni 2.500 euro al mese? Sei un fallito. Ah, poi dimenticavo la cosa più importante! Se a queste persone fai notare come sono fatte, ti rispondono che sbagli! Non sono affatto così secondo loro, non lo capiscono! Ti dicono che hanno tanti interessi al di fuori del lavoro (vanno in palestra), che adorano la famiglia (si scopano il/la collega), che quando escono dall’ufficio non ci sono per nessuno (rispondono alle mail di notte), che i soldi sono pochi (spendono 300 euro per un paio di jeans), che l’apparenza non conta (i jeans da 300 euro li indossano solo la domenica pomeriggio), che non leccano il culo (escono col gran capo)… Scriverò un post sul mio blog su questa conversazione. In orario d’ufficio, ecco.
– Non pensavo avessimo lo stesso identico pensiero su queste persone. La tua descrizione è perfetta. C’è una corrente “negazionista” che non si rende conto del proprio essere “non vivi”, non c’è anima, non c’è amore per quella che è la vita vera. Mi ha sempre incuriosito chi trova in ufficio marito o moglie, amante ed amici. Siamo sette miliardi: come è possibile trovare tutto ciò di cui si ha bisogno in un sottoinsieme così piccolo? La verità è che non sanno riconoscere i bisogni veri o forse non ne hanno. Per me sono una nuova forma di vita non pensante, di tipo “esecutivo”, senza spazio per la personalizzazione delle cose. E’ come essere nel remake de “L’invasione degli ultracorpi”: sembrano umani ma non lo sono.
– Non a caso è gente senza personalità che solo al lavoro trova la propria dimensione e riesce ad affermarsi. O almeno crede. A me ricordano scenari tipo 1984 o Fahrenheit 451. Ci sono decine di libri e film che parlano di società governate da regimi totalitari in cui la gente è completamente priva di carattere se non nelle cose per cui è programmata.
– Infatti ciò che sta accadendo è stato già ampiamente previsto da cinema e letteratura. Credo sia un problema del mondo industrializzato. Probabilmente dove c’è meno ricchezza esiste ancora una dimensione umana delle cose. Ciò che più mi spaventa è il loro non rendersi conto della situazione, pensano di vivere bene. Ma noi “diversi” cosa dovremmo fare secondo te? Potremo vivere tutta una vita in questa situazione, attorniati da non vivi?
– Io penso che i diversi, forse ancora per poco, siano loro. Noi ne stiamo parlando, loro non lo fanno. Già questo, intendo parlarne, confrontarsi, capire che qualcuno ha il tuo stesso pensiero, è un aspetto fondamentale. Per fortuna, a fronte di infinità di conoscenze di persone così, ho anche rapporti con altrettante persone che vivono e la pensano come me o anche meglio, nel senso che sono più avanti e io imparo da loro, confrontandomi. Altra gente impara dagli esempi sbagliati. Il discorso comunque è ampio e interminabile. Negli ultimi anni mi sono rafforzato in tal senso, ho acquisito maggiore coscienza. E’ questo che possiamo fare. Oggi, per esempio, non ricomprerei una BMW. Era un desiderio che avevo da sempre ma ho capito che non ne avevo bisogno e ora per fortuna so benissimo cosa voglio. Non ne sono affatto pentito ma non rifarei scelte del genere. Non a caso ho venduto la moto e giro con una Vespa scassata che mi dà più soddisfazione. Ma il tema non è solo materiale, è di approccio alla vita. Non voglio sembrare un filosofo perché non ne sono capace però alla fine per cosa si vive? Si vive per “fare”. Fare esperienze, viaggiare, vedere, provare emozioni ed entusiasmo con una famiglia o degli amici ma anche da soli, leggere o guardare una partita o un film, andare ad un concerto. Sono tutti aspetti legati al fare. Chiaramente parlo della nostra società, in cui comunque stiamo bene. Ci sono posti in cui si pensa solo a sopravvivere e quello è tutto un altro discorso. Non essere, non avere. Almeno per me, te e chi pensa come noi. Me, te e chi pensa, direi. Poi ci sono i diversi, quelli che vogliono essere un dirigente o un personaggio famoso, avere soldi o successo e cose di cui non si ha bisogno.
Se vuoi…